Il lavoro è sacro.

I miei nonni, usciti dalla guerra, si sono rimboccati le maniche per ricostruire l’Italia. 
I miei genitori si sono dati da fare per conquistare uno ad uno gli agi prodotti dal boom economico.
Io sono cresciuto sazio e comodo, senza comprendere che senso avesse la vita e il lavoro.
A sedici anni disprezzavo la vita dei miei genitori perché era monotona e insulsa. 
A vent’anni cercavo l’idea originale per fare soldi facili con i quali comprare quanto più tempo possibile da dedicare ai miei interessi e piaceri.
Solo verso i trenta ho aperto finalmente gli occhi: il lavoro è come il sangue e il fiato, una sacra necessità; e la pretesa di fare soldi facili è ingiusta verso gli altri, dal momento che non c’è nessuna macchina sputa soldi, ma solo l’energia viva di chi lavora.