Mi arrendo.

Alla mia età non ho più voglia di affrontare certe cose.
Ma è sempre meglio che mi arrenda: non posso evitare di affrontare le difficoltà che incontro lungo la via, non è proprio possibile. 
D’altronde ciò che trovo difficile è qualcosa che non so affrontare: affrontandolo crescerò ancora.
C’è solo una fine al cammino, ed è uguale per tutti: la tomba. Dunque ciò che importa è il cammino stesso. È sempre l’età giusta per qualunque difficoltà che incontri lungo la via. 
La pazienza è la prima virtù che voglio coltivare.
Voglio avere pazienza. 

Patisco alla mia età di aver perso il controllo incontrastato della situazione, che avevo guadagnato dove lavoravo prima. 
Oggi mi ritrovo in una situazione in cui il lavoro è fluidamente distribuito fra più persone, incaricate della stessa funzione: è necessario trovare un’intesa, un equilibrio, un coordinamento costante. Questo è molto difficile. 
Ma, peggio, alcune di queste persone sono molto più giovani di me, molto meno capaci professionalmente, e tuttavia hanno un rango superiore.
È un rospo troppo grosso da inghiottire.
È in gioco la mia dignità.

Voglio mettere la mia dignità al di sopra di chiunque e di qualunque situazione.
Nessuno, niente può minacciare la mia dignità. 
Solo io posso sentirmi offesa, o infangata. 
Ma nessuno, niente può offendermi o farmi male. 
Voglio fare questo. 
Voglio assumere questa postura. 
Voglio volare alto. 
Ed essere assolutamente arresa e disarmata, perché nessuno può farmi male.

Affronto la situazione. 
Non posso spostare le montagne o i fiumi. 
Non posso impedire che piova o tiri vento. 
Posso assumere una postura. 
E posso costruire. 

Il mio lavoro, in sé e per sé, è un’azione insensata, faticosa e noiosa.
Che cuoce la testa e gli occhi. 
Taglia il respiro, accelera il cuore e strema i nervi. 
Se lo faccio bene, è una soddisfazione magra; se lo faccio male, mi punisco da sola.
Ma l’azienda va avanti lo stesso. 
Perché è cresciuta a sufficienza, e siamo in tanti. 
La questione non è sopravvivere, ma vivere bene. 
La questione non è fare perfetto, ma fare in modo che l’organismo funzioni bene.
L’essenziale è cercare armonia.

Siamo un’orchestra composita. 
C’è chi suona la viola, chi la tromba, chi è un grande virtuoso, chi strimpella, ognuno col proprio grado di consapevolezza e capacità: tutti insieme possiamo cercare l’armonia.
Siamo un bosco di tante piante e tante malattie: insieme possiamo prosperare. 
Siamo un animale di tanti organi e tante disfunzioni: possiamo vivere felici. 

Voglio avere pazienza, fiducia, riporre l’orgoglio, posare le armi, arrendermi, incondizionatamente, io per prima e da sola, voglio essere saggia, respiro a fondo, arrotolo un’altra volta le maniche, e costruisco armonia.