Siamo interdipendenti.

Quando pulisco casa, capita che mi muova su un piano o su di un altro.
Può essere un movimento che mi rimette in armonia con l’ambiente che abito.
Può essere una forma di meditazione.
Può essere una forma di accudimento verso la mia famiglia. 
Può essere che qualcuno suoni il flauto allietandomi nel lavoro meccanico.
Può essere che preferisca che continui a suonare il flauto, piuttosto che m’aiuti nelle pulizie, perché l’aiuto è maggiore se continua a suonare.
Sono estremamente grato a chi ha il dono dell’arte, che nutre il mio spirito; a chiunque sappia prendere cura della mia anima e del mio spirito, in qualunque modo e in qualunque forma.
Ma naturalmente serve che troviamo un equilibrio.
Siamo interdipendenti.
Trovo giusto che anche lo spirituale, l’artista, lo sportivo coltivino gratitudine verso la maggioranza impegnata nelle attività materiali, che garantiscono loro la possibilità di impegnarsi in attività eteree.
L’equilibrio, la gratitudine reciproca di interdipendenze armoniose, si riflettono nel concetto di eguaglianza.
Trovo giusto che facciamo tutti uguale fatica.
E che ci sia poca differenza nella ricompensa.